Unità Cinofile Antiveleno

Bocconi avvelenati in alta Val Seriana, identificato il responsabile

Unità Cinofile Antiveleno

L'UCA della Polizia Provinciale di Brescia ha scoperto un nuovo caso di tentato avvelenamento in alta Val Soriana. L’intento era quello di colpire i lupi.

La fotografia mostra, sulla sinistra, P. Tavelli della Polizia Provinciale di Brescia, membro delle Unità Cinofile Antiveleno, con il cane Sole (sulla destra), intenti in un'attività di formazione per la ricerca delle esche avvelenate.
Un momento di formazione per l'UCA formata da P. Tavelli e Sole | A. Lucifredi (Fondazione Capellino)

Nuovo grave episodio di bracconaggio in danno della fauna selvatica accertato dal nucleo Ittico/Venatorio della Polizia Provinciale di Bergamo in Alta Valle Seriana.
L’accertamento scaturisce a seguito di informazioni acquisite dagli agenti operanti sul territorio circa la presenza di esche e bocconi avvelenati posizionati lungo un sentiero della Valcanale, nel territorio di Ardesio, tra le località Zulino e Monte di Zanetti.

L’attività di indagine promossa dagli agenti di via Tasso ha permesso di accertare, all’origine, l’avvelenamento di un cane che, dopo aver individuato e ingerito uno dei bocconi, ha manifestato tremori, vomito, spasmi e difficoltà di deambulazione: l’animale, tempestivamente ricoverato presso una struttura veterinaria privata, una volta diagnosticato l’avvelenamento ha ricevuto le cure del caso ed è fortunatamente sopravvissuto.

La polizia provinciale ha così effettuato i primi sopralluoghi e ha rinvenuto alcuni bocconi costituiti da carne trita contenenti sostanze, non meglio identificate, di colore viola/bluastro che sono stati analizzati dall’Istituto Zooprofilattico di Bergamo. Al fine di evitare il reiterarsi di episodi di avvelenamento di fauna selvatica e domestica, la polizia provinciale ha setacciato la zona e organizzato una bonifica con l’impiego di un cane “anti-veleno” specificatamente addestrato, Sole, condotto da Paolo Tavelli della Polizia Provinciale di Brescia, perlustrando un’ampia area della sponda orografica sinistra della Valcanale: l’intervento ha dato esito positivo permettendo il rinvenimento di altre esche avvelenate del tutto simili a quelle già individuate nei giorni precedenti. Un’operazione complessa considerando che le esche sono piccole e molto spesso nascoste sotto foglie o rami.

Durante l’intervento di monitoraggio e controllo del territorio, è stato intercettato e fermato in luogo impervio lungo un sentiero secondario in località Monte di Zanetti, a quota 1.450 metri, un uomo, residente in zona, colto in flagranza di reato e intento a posizionare nuovi bocconi avvelenati costituiti da esche alimentari intrisi del medesimo liquido viola/bluastro: l’uomo aveva nel proprio zaino parti delle esche, guanti in lattice per la loro manipolazione e sacchetti in plastica con evidenti tracce ematiche di altre esche preparate e già posizionate.

Colto di sorpresa e senza alcuna possibilità credibile di giustificare la propria presenza in quel contesto, la persona ha ammesso subito le proprie responsabilità giustificando le proprie azioni come un atto di difesa nei confronti dei lupi. L’uomo ha poi accompagnato gli agenti e il cane anti-veleno lungo il percorso in cui, per tutta la mattinata, aveva disseminato altre esche avvelenate uguali a quelle già trovate dalla polizia: sono state così rimosse e poste sotto sequestro decine di esche lungo un tratto di più di due chilometri.

Durante i controlli nell’abitazione, la polizia ha anche sequestrato una boccetta in plastica contenente la rimanenza del liquido impiegato per la predisposizione dei bocconi. L’uomo risulta indagato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo per reati specifici in materia di tutela della fauna selvatica, uso di esche e bocconi avvelenati nonché per delitto tentato di uccisione di animali e maltrattamento.

«Si tratta di un gesto vile, ancorché illegale – afferma il comandante della polizia provinciale Matteo Copia – che espone potenzialmente a gravi conseguenze numerose specie di fauna selvatica, appartenente anche a specie oggetto di particolare tutela dalla normativa nazionale e comunitaria, ma anche come effettivamente avvenuto la fauna domestica e animali d’affezione come i cani dei numerosi escursionisti che frequentano i territori delle Orobie bergamasche».

Le indagini proseguono: in particolare il sostituto procuratore titolare del fascicolo ha disposto specifici esami di laboratorio, per il tramite dell’Istituto Zooprofilattico di Bergamo, al fine di determinare con certezza la sostanza velenosa impiegata per la costituzione delle esche avvelenate.

L'ECO DI BERGAMO


Le Unità Cinofile Antiveleno

Il lavoro delle Unità Cinofile Antiveleno è fondamentale nella lotta al bracconaggio e si sta rivelando sempre più importante anche nelle zone, spesso urbane, dove sussistono conflitti tra persone e animali, selvatici e domestici, che possono sfociare in comportamenti criminali e ignobili quali l'uso di esche avvelenate.

Queste attività di contrasto agli avvelenamenti della fauna sono possibili anche grazie al supporto della Fondazione Capellino che provvede all'alimentazione dei cani delle Unità Cinofile Antiveleno delle Aree Protette delle Alpi Cozie, Alpi Marittime, Po Piemontese, del Nucleo di Vigilanza Faunistica e Ambientale della Regione Liguria e della Polizia Provinciale di Brescia con le crocchette di alta qualità Almo Nature Holistic.

Ultimo aggiornamento: 19/03/2025

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